domenica 23 maggio 2010

Avvicinatevi e ascoltate

Giovanni Allevi trascina il pubblico. Le sue esecuzioni musicali catalizzano l'attenzione e l'ammirazione delle persone intervenute all'esibizione, senza bisogno di orpelli scenici ed effetti speciali. E' lui, insieme al pianoforte, quattro faretti e tutti i suoi capelli, ad avvolgere il palcoscenico...un palcoscenico con cui gli spettatori vorrebbero fondersi, solo per poter "toccare" la sua musica. E ci provano, idealmente, quando lo appaludono con fragore e passione, quando urlano il suo nome e lo osannano come unico nel suo genere, quando gli consegnano spontaneamente un mazzo di fiori, come si fa con i grandi esecutori, quando inneggiano al bis già dal suo primo pezzo originale, o quando, chiedendo a gran voce uno dei suoi brani dell'album Evolution, sembrano esprimere l'esortazione ad essere trascinati vicini a lui. Non annoia mai, anche quando inizia il concerto con tre pezzi classici (Bach, Wagner, Chopin). Chiede addirittura perdono quando si permette di partecipare la platea dei primordiali tempi in cui le sue dita iniziavano a librarsi sulla tastiera zebrata. Ed è proprio lo scivolare delle sue lunghe falangi sui tasti, che rapisce ad ogni interpretazione, trasportando l'ascoltatore verso il nirvana. Conclude ogni brano con un'evoluzione delle braccia che termina sul petto, forse a raccogliere l'affetto del suo pubblico, che poi lascia vagare con un gesto soave delle mani, per correre ad abbracciare noi che lo ascoltiamo. Il suo merito è di essere "one man show", anche quando non suona. Nonostante i 41 anni e la fama mondiale, l'ingresso in scena è quasi comico: come fosse un uccello che non riesce a prendere il volo o un inetto che inciampa inavvertitamente o, meglio ancora, un bambino che entra in un luogo che lo diverte. Siamo sicuri che si diverte, perchè quando racconta la breve storia di ogni brano, gli spunti che lo hanno ispirato, lo condisce con ironia, quasi per smitizzare la venerazione dei suoi fan. Tutti, proprio tutti, vorrebbero che non andasse più via.
E lui pare ascoltarli.
Che venga richiesto o meno, torna in scena per ben tre volte. L'ultima prende alla sprovvista il Teatro stesso. Dopo due bis e una standing ovation, il pubblico inizia a defluire e le luci ad accendersi...e lui, incurante dei clichè, decide di planare di nuovo sul palco per regalare ad ognuno un accompagnamento di serenità.

Si erge l'ultima volta in volo e sparisce infine con l'eterea leggerezza delle note racchiuse nel suo genio.

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